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Friday, 17 July 2009

Herculaneum's Boat Exhibit - press pack

I copy and paste this from the press pack given out at yesterday's opening of the "Boat Exhibit" at Herculaneum:

LE ATTIVITA’ MARINARE AD ERCOLANO
Lo straordinario stato di conservazione dei legni nell’antica Ercolano, dovuto al particolare tipo di seppellimento vulcanico subito dalla città, ha permesso la conservazione di tutta una serie di reperti organici. Dall’area del complesso termale rinvenuto nei nuovi scavi nell’Insula nord occidentale provengono numerosi oggetti che attestano come le terme, fuori uso al momento dell’eruzione, fossero state trasformate in ambienti per il rimessaggio di barche e il deposito di attrezzature legate alle attività marinare.
Da questo complesso provengono i resti di una piccola barca, attualmente in restauro. Parti di altre barche, già smontate in antico, rivelano la presenza di un’attività di manutenzione. Allo stesso ambito ci riconnettono il rinvenimento di un dritto di prora a forma di testa di serpente dipinto in rosso, di un timone a forma di remo, di 6 remi, di un accumulo di fasciame pronto per l’utilizzo. Collegato al mare e all’attività marinare è inoltre un argano verticale con ben conservati gli incassi per le assi di manovra e le ali verticali per la raccolta della corda.
Sempre all’ambito marinaro rinviano poi la scoperta di un rotolo di corda con poggiati numerosi strati di cuoio, di una rete da pesca e di un accumulo di pesi da rete in piombo.
I numerosi ami, di tutte le dimensioni, rinvenuti a Ercolano attestano un’intensa attività di pesca dovuta alla vicinanza della città al mare. Un cestino di vimini chiuso da un coperchio ha rivelato all’esame radiografico la presenza di un lungo cordino al quale sono collegati degli ami. Si tratta quindi del più antico palamito o coffa, un attrezzo ancor’oggi utilizzato dai pescatori.
Testimonianza dei rapporti commerciali dell’Ercolano del I sec. d.C. sono le numerosissime anfore rinvenute nel sito e provenienti da tutte le regioni dell’impero.
Dal Nord Africa giungevano a Ercolano, in capaci anfore, i rifornimenti d’olio dalla Tripolitania, una regione costiera appartenente all’odierna Libia. Pregiate qualità di vino arrivavano poi dall’Egeo come il vino cretese contenuto nelle panciute anfore del tipo Agorà G197. Prodotti particolari come la frutta secca (datteri o susine) erano poi contenuti nell’anfora tipo Camulodunum 189 che proveniva dall’Egeo orientale e in particolare dall’area palestinese.
Le pregiate produzioni campane assicuravano il rifornimento di vino che era esportato ben oltre i confini dell’Italia in anfore del tipo Dressel 2-4, esemplari delle quali sono state ritrovate in Spagna, Gallia, Britannia, nel Nord Africa e perfino nella lontanissima India.
Nell’area vesuviana si produceva anche un’apprezzata salsa di pesce denominata garum. Ma una simile salsa era anche importata dalla Betica, una regione della Spagna meridionale, nelle anfore definite Dressel 7.
Text prepared by Sosandra Srl: servizi per i beni culturali

PRESENTAZIONE RESTAURO E MUSEALIZZAZIONE DELLA BARCA DI ERCOLANO
La conclusione della prima fase del restauro della barca romana rinvenuta a Ercolano sull’antica spiaggia (realizzato con i fondi del P.O.R. Campania 2000-2006) permette di aprire al pubblico uno dei reperti simbolo dell’antica città e di esporre, per la prima volta, una serie di oggetti collegati al mare e alle attività marinare. Agli inizi degli anni Ottanta del Novecento, da un’intuizione di Giuseppe Maggi, in quel tempo Direttore degli Scavi, l’esplorazione archeologica davanti alle Terme Suburbane raggiunse la sabbia vulcanica dell’antica spiaggia, dimostrando in modo incontrovertibile la posizione del litorale davanti alla città.
Ma le sorprese erano appena iniziate: sulla spiaggia, e soprattutto nei magazzini che si aprivano su di essa, si rinvennero oltre trecento scheletri di Ercolanesi che avevano cercato riparo all’interno di quelle robuste arcate ricavate al di sotto dell’Area Sacra e della Terrazza di M. Nonio Balbo, sperando forse nell’arrivo di soccorsi dal mare.
La scoperta più importante avvenne il 3 agosto del 1982 quando nella zona davanti alle Terme Suburbane iniziò a emergere dall’interro vulcanico la chiglia di una barca rovesciata dalla furia dell’eruzione. Questa era stata sepolta dai flussi piroclastici rimanendo sigillata nella coltre di materiali vulcanici che si indurì rapidamente garantendo, con la mancanza di ossigeno, la conservazione dei legni.
La barca era lunga oltre 9 m, aveva una larghezza massima di circa 2,20 m e un’altezza massima di circa 1 m dalla chiglia al bordo. La linea somigliava quindi a quella di un grosso gozzo marinaro moderno. Prevedeva la presenza di tre scalmi per lato e poteva quindi essere mossa da tre coppie di remi. Era dotata di un timone esterno a remo che era bloccato alla barca da una cima, che è stata rinvenuta durante lo scavo.
Lo scafo esterno è formato da tavole dello spessore di circa 3 cm collegate fra loro da incassi con il sistema di mortase e tenoni, uniti poi al fasciame con cavicchi di legno. Sempre con cavicchi è realizzata la giunzione con le ordinate, anche se poi questo collegamento era stato ulteriormente rinforzato con chiodi di rame a testa bombata. I lavori di restauro realizzati all’interno della barca hanno poi mostrato che le ordinate non erano a vista ma nascoste da un rivestimento di tavole di legno. Lo scafo si presentava quindi a doppio fasciame. Una serie di prelievi di campioni di legno da varie zone della barca realizzati durante i lavori di restauro hanno permesso di individuare le essenze utilizzate per la sua costruzione.

"E' con grande soddisfazione - dichiara la dott.ssa Maria Paola Guidobaldi, direttrice degli Scavi di Ercolano - che presentiamo al pubblico la prima fase del restauro della Barca, un reperto eccezionale che assomma in sé alcune delle più significative peculiarità degli Scavi di Ercolano: la stupefacente conservazione dei materiali organici e la cruda evidenza della tragedia che si consumò nella notte dell'eruzione. Il padiglione della Barca, in cui esponiamo anche molti altri manufatti legati alle attività marinare, prelude alla prossima musealizzazione degli scheletri dei fuggiaschi nei Fornici sull'antica spiaggia, autentico monumento di un popolo anonimo, catturato per sempre nel suo ultimo istante di vita".
Il restauro fa parte dei Lavori finanziati con Fondi Europei per il tramite della Regione Campania (POR 2000-2006) coordinati e diretti da funzionari dell’Ufficio Tecnico e dell’Ufficio Restauro della Soprintendenza e rientra nel complesso di sostanziali interventi di valorizzazione che includono l’area del parco archeologico compresa fra il Nuovo Ingresso agli Scavi e l’area della Villa dei Papiri, per un’estensione territoriale di oltre 10 ettari dell’intera area demaniale. In particolare si è progettato e realizzato un insieme coordinato di interventi che hanno abbracciato tutti i fronti del perimetro della città antica, risolvendo contestualmente problemi di riqualificazione decisiva e definitiva del sito archeologico.
Tra questi:
• il Parco attrezzato;
• Messa in sicurezza e valorizzazione della Scarpata Nord degli Scavi;
• Nuovo Ponte di accesso agli Scavi.

Il Parco attrezzato. Con il reintegro di una oltremodo degradata area demaniale adiacente al Nuovo Ingresso si è finalmente provveduto a realizzare un parco attrezzato di circa un ettaro che costituisce con l’area a verde del Nuovo Ingresso un polmone di ampio respiro urbanistico e di chiara valorizzazione monumentale e turistica. Tra percorsi e pergolati si sono collocati spazi per la sosta, il relax e per possibili rappresentazioni all’aperto con visuali panoramiche aperte alla splendida visione del golfo napoletano (Progetto: Studio Interplan Napoli; R.U.P.: Dott. E. De Carolis; D.L.: Arch. M.E. Pirozzi);

Messa in sicurezza e valorizzazione della Scarpata Nord degli Scavi. Con questi imponenti lavori il settore a Nord degli Scavi, gravato da un pericoloso fenomeno di frana e di consistente abusivismo edilizio della soprastante città moderna, è stato riqualificato e sapientemente valorizzato attraverso la realizzazione di complesse opere di contenimento della scarpata ricavando un percorso in quota che consente, all’occorrenza, di cogliere visuali e prospettive del sito archeologico finora interdette e mai godute liberamente (Progetto : Arch. A. de Rose; R.U.P.: Dott. E. De Carolis; D.L.: Arch. M.E.Pirozzi);


Nuovo Ponte di accesso agli Scavi. Un ulteriore intervento di delicata funzionalità all’accesso turistico sul piano antico della città si è definito collocando un nuovo e definitivo ponte in acciaio della lunghezza di 27 metri: esso sfocia sul cardo III, immettendo in maniera filologicamente corretta i visitatori su un’antica via di percorrenza della città, a differenza di quanto avveniva con il precedente ponte provvisorio (che presto verrà rimosso), che disorientava il visitatore, immettendolo direttamente nella terrazza porticata di un’antica domus (Progetto: Arch. A.de Rose; R.U.P.: Arch. V.Papaccio; D.L.: Ing. C.A.Guerra);


INFORMAZIONI TECNICHE
Orari di apertura del Salone della Barca
Sabato e Domenica: 10,00/12,30 – 14,00/17,00
L’accesso è consentito, senza costi aggiuntivi, a 20 persone alla volta
Ufficio informazioni: +390817324338
Biglietteria: +390817777008
info[at]pompeiisites.org
www.pompeiisites.org

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