Per Pompei piano da 105 milioni Servirà o sarà un nuovo spreco?
Fondi Ue per videosorveglianza, nuove luci e più aree visitabili. Ma i custodi si oppongono a tutto: "Qui comandiamo noi" Il professor Massimo Osanna viene dalla
carriera accademica, ma da un anno è il «sindaco» della città morta più
viva del mondo: Pompei. «Ci sono giorni - spiega Osanna al Giornale -
in cui l'area archeologica degli scavi è abitata da oltre 20 mila
turisti». Osanna - che ha la fortuna di un cognome con invocazione
incorporata - non è ovviamente il «sindaco» di Pompei, ma il
«Responsabile della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di
Pompei, Ercolano e Stabia» (ma tanta roba ci starà sul bigliettino da
visita?): ruolo che - capirete bene - è ben più complesso di quello di
un semplice primo cittadino, tipo Marino, Pisapia o addirittura De
Magistris.
Pompei e il giallo degli affreschi buttati Grande Progetto, la Dia negli uffici
La denuncia dell’archeologo Mario Torelli. Il blitz pochi giorni dopo la relazione di Nistri
NAPOLI - Un grande archeologo che denuncia, in una intervista concessa a
un prestigioso giornale di cultura, che alcuni affreschi del soffitto
di una domus di Pompei sono stati buttati via per accelerare i lavori di
realizzazione di un ristorante. Potrebbe essere smentito, querelato o
oggetto di un’inchiesta. Ma nulla di tutto questo. Quanto detto da Mario
Torelli al «Giornale dell’Arte» del novembre 2014 (numero 347), in un
articolo a firma di Edek Osser, uscito qualche giorno fa e pubblicato
sul sito www.ilgiornaledellarte.com, è passato totalmente sotto
silenzio. Un mistero. Eppure, se vera, è una cosa gravissima. Il
racconto riguarda un alto dirigente del ministero durante il suo
mandato, al vertice dell’ufficio per la Valorizzazione, durato quattro
anni (nomina nel 2008).
Blitz antimafia a Pompei: hard disk sequestrati per far luce sul Grande progetto
Le piogge di novembre a Pompei non portano mai buone nuove. Quattro
anni fa il crollo della Schola Armatorum fece salire il livello generale
d'allerta intorno a quello che l'Unesco definisce il sito archeologico
meglio conosciuto e peggio conservato del mondo occidentale. Quest'anno
per fortuna niente crolli, ma arriva un blitz della Direzione
investigativa antimafia di Napoli in Soprintendenza con relativa
acquisizione di materiale informatico e atti per fare luce sugli appalti
del Grande progetto.
Gli agenti sono arrivati negli uffici degli scavi venerdì mattina di
buon'ora. L'idea dei più era che si trattasse di un controllo di routine
di quelli che periodicamente avvengono sulla base del Protocollo
d'intesa per la legalità sottoscritto dai ministeri di Interni e Beni
culturali nel 2012. Stavolta, tuttavia, gli investigatori hanno fatto
rotta sull'ufficio tecnico, facendosi consegnare gli hard disk dei
computer e, in alcuni casi, ispezionando addirittura le cartelle di
alcuni dipendenti. Tra gli inquirenti della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli al momento c'è grande riserbo, ma tutto lascia
pensare che il blitz sia riconducibile al fascicolo aperto in Procura
prima dell'estate (si veda ilsole24ore.com del 5 maggio 2014) intorno
agli appalti del Grande progetto da 105 milioni cofinanziato dall'Unione
europea. Da indiscrezioni si apprende che per il momento il lavoro
degli inquirenti ruoterebbe intorno all'ipotesi di reato di abuso
d'ufficio.
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