Thursday 8 April 2010

Interview: Fabrizio Pesando

I was invited to interview Fabrizio Pesando for Blogging Pompeii, who you'll all know as the head of the Department of the Classical World and the Ancient Mediterranean at the University of Naples "L'Orientale". He has decades of research and fieldwork experience, but here I'll only mention some of his key Vesuvian projects.

He's the director of the Project "Pompeii Regio VI" which is a joint project with the universities of Perugia, Trieste, Siena and Venice. He is also director of the L'Orientale project "The first centuries of Pompeii. Analysis of the city from the archaic to the augustan period (VI-I cent.B.C.)" (PRIN 2004-2006) and the project "Rereading Pompeii" (PRIN 2006-2008).

Along with an extensive bibliography on Pompeii and the Vesuvian sites, he has just launched the new journal Vesuviana, the launch of which will take place tomorrow (see you all there!).

Quando è stata la prima volta che ha visitato Pompei? Cosa reputa essere la cosa più speciale che abbia mai visto a Pompei?
La prima visita di studio è stata esattamente 30 anni fa, nell’Aprile del 1980, durante una gita dell’Università di Perugia organizzata da Filippo Coarelli. Da allora non ho più smesso di occuparmi dei siti vesuviani, anche se talvolta ho guardato in altre direzioni e le mie ricerche hanno preso altre direzioni. Allora era un altro mondo, che faceva sentire ancora l’importanza dell’archeologia come processo di conoscenza sul campo e dove ogni sito archeologico – quale fosse la sua rilevanza storica e monumentale - era importante in sé, in quanto frammento di un mondo che toccava a noi cercare non di ricostruire, ma di comprendere. In particolare, ho visto allora cose che non avrei più rivisto nello stesso modo: per fare un esempio la Casa del Balcone Pensile, che pochi anni prima era stata scenario per un film di genere (Scipione detto anche l’Africano) era allora ancora accessibile: non lo sarebbe mai più stata, dopo i danni causati dal terremoto del 1980.

Lei sta attualmente curando la nuova rivista scientifica Vesuviana, ce ne può parlare?
La rivista ha lo scopo di contribuire alla conoscenza dei siti vesuviani attraverso studi di vario genere (storico, epigrafico, archeologico, linguistico), per fornire una visione quanto mai ampia delle interpretazioni di questi straordinari siti, nel solco della tradizione delle Scienze Storiche dell’Antichità che hanno fondato tutti i nostri saperi.

Quali sono i motivi che l’hanno spinta a lanciare la rivista Vesuviana?
L’offerta editoriale sui siti vesuviani è piuttosto ampia, soprattutto per quanto riguarda le monografie, scritte in varie lingue. Per Vesuviana, che si avvale di un ampio comitato scientifico internazionale, l’idea è di costituire un terreno di confronto e di dialogo sulle ricerche effettuate negli ultimi, intensi, dieci anni, che hanno visto equipe di tutto il mondo lavorare e studiare Pompei in un clima di grande collaborazione. Ed è ai giovani, che hanno costituito e costituiscono il nucleo vitale di tutti questi gruppi di ricerca, che la rivista si rivolge, intendendo ospitare, insieme agli articoli dei responsabili delle ricerche, anche i loro contributi, segnale importante per quella trasmissione delle conoscenze a cui facevo riferimento.

Può parlarci della ricerca/dei progetti che sta attualmente portando avanti?
Al momento sono impegnato alla pubblicazione dei risultati delle campagne di scavo 2007-2008 nell’ambito del Progetto Regio VI, che dal 2001 ha coinvolto l’Università di Napoli "L’Orientale" insieme a quelle di Perugia, Trieste, Venezia e Siena. Il progetto, esteso a quasi l’intero quartiere, ha permesso di individuare un numero consistente di strutture arcaiche, di scavare quasi interamente 8 abitazioni di III secolo a.C. e di individuare i processi di organizzazione degli spazi del quartiere fra l’età il VI secolo e il tardo I secolo a.C. Finora abbiamo pubblicato resoconti di scavo, due monografie (dedicate alle insulae VI,10 e VI,13) e un elevato numero di interventi in convegni internazionali. La mia prossima campagna di scavo, programmata per la fine dell’estate, prevede la conclusione dei lavori nella Casa del Granduca Michele (VI,5,5,) e del Centauro (VI,9,3), dove sono state scoperte due “protocase” in buono stato di conservazione risalenti rispettivamente alla prima metà e alla fine del III secolo a.C., e di cui abbiamo individuato successivi rifacimenti fino alla loro completa ricostruzione nel II secolo a.C. che comportò un rialzamento del livello di calpestio di circa 60-80 cm.
Dal 2009 faccio parte di un gruppo di ricerca costituito da vari centri di ricerca italiani e stranieri che ha l’obiettivo di studiare sistematicamente le mura di Pompei, delle quali (paradosso della Pompeianistica) non possediamo ad oggi neppure il rilievo completo. Ma la complessità della ricerca richiede fondi di finanziamento molto elevati ed è per ora questa la ricerca che stiamo effettuando.

Quale lavoro attuale reputa di particolare importanza? In che direzione vorrebbe che andassero gli studi pompeiani - quali sono, secondo Lei, le questioni chiave che bisognerebbe affrontare?
Tutti gli studi pompeiani sono di grande importanza; direi però che oggi quelli di maggior rilievo riguardano gli aspetti urbanistici, la ricostruzione della modalità che portarono alla nascita della città e la migliore calibrazione cronologica della storia edilizia dei monumenti; come è sempre stato fatto, quanto conosciamo e conosceremo di Pompei potrà essere esteso a realtà ad essa simili nello spazio e nel tempo

Se I lettori del blog dovessero leggere soltanto un libro sull’archeologia vesuviana quale consiglierebbe?
Difficile scelta; emendato di alcune imprecisioni che gli studi più recenti hanno chiarito, direi ancora il vecchio testo di A. Mau, Pompeji in Leben und Kunst (1909), perché ci offre quella visione interdisciplinare che la Pompianistica, nella migliore interpretazione del termine, deve sempre fornire agli studiosi.

C’è qualcosa altro che vorrebbe dire ai nostri lettori del Blog?
Ricordarsi della straordinaria lezione che il confronto con una realtà complessa come quella dei siti vesuviani ci impartisce: lavoriamo su frammenti che continuamente arricchiscono le nostre conoscenze e che formano un percorso di conoscenza, la cui conclusione è ancora lontana. Percorrere questo cammino, anche solo per un breve tratto, costituisce un grande privilegio.

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