From La Repubblica:
Pompei, fu ignorato l'allarme dei custodi
Nel brogliaccio dei sorveglianti degli scavi il monito lanciato pochi giorni prima che crollasse la Schola Armaturarum. Ma la segnalazione non fu raccolta
dal nostro inviato STELLA CERVASIO
POMPEI — L’allarme sui gladiatori c’era stato, ma nessuno l’aveva ascoltato. Documento che scotta nel brogliaccio dei custodi, un atto ufficiale che in soprintendenza non è stato raccolto. Dopo il crollo, invece, la Corte dei conti vuole vederci chiaro e apre un’inchiesta sulla gestione del commissario Fiori. Dalle prime indiscrezioni sarebbero almeno due i casi di lavori dati in appalto a ditte in assenza di contratto.
Pompei si blinda nel giorno dell’audizione di Bondi in Parlamento e alla vigilia di due appuntamenti importanti: l’arrivo della commissione della Camera oggi in soprintendenza alle 12 e alla stessa ora, a Roma, la denuncia del Pd contro la cattiva gestione del sito. Ieri mattina a tutti i dipendenti della soprintendenza è arrivata una circolare che vieta di parlare ai giornalisti. La reazione a una nottata difficile: martedì era arrivata ai carabinieri di Pompei una telefonata anonima che segnalava nuovi crolli alla Casa di Trebio Valente e a quella del Moralista.
I tecnici della soprintendenza e l’Arma dopo un sopralluogo avevano smentito la voce e il ministro Bondi ha disposto di denunciare chi ha dato la notizia infondata per “procurato allarme”. A cadere è stato infatti solo un muretto grezzo nel triclinio di Trebio Valente. Nessun crollo neanche per la Casa del Moralista, ha ceduto un muro della bottega adiacente alla domus, quella del vasaio Zosimus, che dà sul vicolo di Ifigenia, ma i tecnici ne avevano già preso atto. La Procura ha disposto di allargare l’area del sequestro: oltre alla zona del crollo, anche l’area di Trebio Valente e della bottega della Domus del Moralista, a monte delle quali sono in corso lavori per convogliare le acque piovane e dei campi coltivati.
Tutto questo prova che non ci sarebbero altri edifici a rischio. Ma parti di questi, sì. E i più seri li corrono i muri di contenimento, dove manca la manutenzione ordinaria. Tutti indicano anche i solai di copertura di alcune insulae: dalla Casina dell’Aquila, punto più alto degli Scavi, alcuni sono rifatti, altri no. Casi che il monitoraggio quotidiano della sorveglianza ha ben presenti. E che anche nel caso del muro nel vicolo di Ifigenia, di fianco alla Schola Armaturarum, era stato segnalato.
Proprio a questo proposito c’è una pagina interessante del “Registro delle relazioni dei custodi”, un brogliaccio quotidiano su cui sono scritte le segnalazioni dopo ognuna delle otto ispezioni che i sorveglianti effettuano ogni giorno a Pompei, casa per casa, aprendole con il pesante mazzo di chiavi in possesso di ognuno. Alla data del 3 novembre, tre giorni prima che crollasse lo “showroom” di trofei dei gladiatori, sul registro protocollato che il direttore degli Scavi dovrebbe vedere ogni mattina, è annotato “il crollo di un muro lungo dieci metri nel vicolo di Ifigenia”.
C’è la firma del custode che ha rilevato il danno. Prima il direttore siglava la segnalazione e affidava ad assistenti la verifica del danno, stabilendo se si poteva ovviare in tempi brevi o era necessaria una perizia. «Da quando i soprintendenti si susseguono a ritmi frenetici, i direttori devono anche sostituirli — spiegano i dipendenti dell’area archeologica — e nell’ufficio su agli Scavi che fu quello di Giuseppe Fiorelli e dei suoi successori, non mettono più piede». Impossibile quindi raccogliere l’appello di chi aveva visto il muro crollato a pochi metri da dove tre giorni dopo avrebbe ceduto l’intero edificio della Schola Armaturarum «restaurata — dicono sempre in soprintendenza — non più tardi di sei mesi fa».
A testimoniarlo, una foto estiva di Google View in ritardo di qualche mese con l’aggiornamento. Qui, sulla facciata dell’Armeria dei gladiatori, si vede un tabellone di lavori in corso. Lavori che non sono serviti a evitare il disastro. Ed è su questi ed altri interventi che la Corte dei conti indaga, dopo la pronuncia dell’agosto scorso di dubbio sulle emergenze per cui la gestione di Pompei è stata affidata alla Protezione civile.
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