Wednesday, 10 November 2010

Pompeii and Herculaneum compared

A very interesting article by Giuseppe Mancini, comparing the administration of Pompeii and Herculaneum:
Non servono i manager, come dice Bondi, ma un sovrintendente titolare
Pompei, Ercolano e le litanie del ministro
di Giuseppe Mancini
La sfacciata testardaggine di Bondi è davvero fastidiosa. Di fronte al crollo della Schola Armaturarum di Pompei, invece di prendere atto del fallimento della sua politica dei commissariamenti orientati al marketing, il ministro ha di nuovo snocciolato imperterrito la sua litania: serve un piano straordinario di manutenzione, servono i manager, serve una fondazione per Pompei. No, il ministro sbaglia: quello che serve è un sovrintendente titolare – che per volere di Bondi a Pompei manca da più di un anno – e dotato di maggiori poteri. Servono la normalità e gli archeologi, non una fondazione in cui magari piazzare amici e protetti. 
Prova ne è l'Herculaneum Conservation Project per gli scavi di Ercolano, citato ieri dallo stesso Bondi come esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, reso possibile dall'autonomia di cui gode la sovrintendenza (che raggruppa i siti vesuviani, Napoli, i Campi flegrei) e dalle norme del codice Urbani sulle sponsorizzazioni; oltre che da un progetto organico, da una formidabile équipe multidisciplinare di tecnici – tra cui molti giovani – guidata congiuntamente da Maria Paola Guidobaldi e Jane Thompson, da fondi cospicui – fino ad adesso 15 milioni di euro – messi a disposizione da un privato. Non da uno sponsor a caccia di “ritorni d'immagine”, ma dal Packard Humanities Institute presieduto da David W. Packard: una fondazione che svolge un ruolo attivo e propositivo per lo studio e la conservazione del patrimonio culturale. 
Un protocollo d'intesa siglato nel 2001 col sovrintendente Pietro Giovanni Guzzo ha dato vita a una prima fase triennale di studi, di rilievi, di esperimenti per meglio cogliere le specificità dei problemi che mettevano a rischio la conservazione delle domus e delle altre strutture della città antica; e simultaneamente sono stati messi in atto degli interventi di consolidamento e restauro della massima urgenza, con il finanziamento da parte del Packard Humanities Institute che arrivava a lavori conclusi, un rimborso dopo il collaudo. 
La svolta è arrivata nel 2004, quando il nuovo codice dei beni culturali e paesaggistici voluto dal ministro Urbani ha finalmente permesso un coinvolgimento diretto di enti non statali nella gestione dei beni culturali. Grazie a un contratto di sponsorizzazione, la British School ha potuto operare in tutta autonomia, sotto la supervisione della sovrintendenza, incaricandosi direttamente dei lavori e assumendo il personale specializzato di cui aveva bisogno: utilizzando gli stanziamenti del Packard Humanities Institute per realizzare un programma ambizioso di restauro e conservazione nelle aree a rischio di tutto il sito, sia sulle strutture archeologiche sia sugli apparati decorativi. E la città antica sta tornando a risplendere.
Gli orientamenti decisivi di questo programma, secondo Maria Paola Guidobaldi e Jane Thompson, sono essenzialmente tre: rendere Herculaneum più facile e meno costoso da gestire attraverso interventi mirati e sistemici sulle infrastrutture, cruciali per ridurre le maggiori cause del degrado (accessi, scarpate, fognature antiche, nuove coperture); assicurare con continuità la manutenzione, guardando quindi al lungo periodo; sperimentare nuove metodologie per la conservazione, da esportare anche in altri contesti archeologici – così da trasformare Ercolano in aula e laboratorio a cielo aperto. Ormai, anche questa seconda fase si è conclusa, l'emergenza è stata se non superata almeno arginata. 
La fase tre, ufficializzata da un nuovo contratto firmato nell'agosto del 2009, è una sorta di exit strategy. Il Packard Humanities Institute assumerà un ruolo più defilato, essenzialmente di progettazione e ricerca, per concentrarsi su azioni soprattutto di valorizzazione: la trasformazione dei confini del sito in una suggestiva passeggiata archeologica aperta a tutti, riqualificando via Mare e corso Resina nell'ambito di un programma europeo; il ripristino dell'antica spiaggia oggi allagata e inaccessibile, con un percorso ininterrotto che darà accesso ai calchi degli scheletri dei fuggiaschi morti sulla spiaggia, conservati nei fornici (ricoveri per barche e magazzini dell'epoca); forse nuovi scavi, come quello della Basilica Noniana sotto la scarpata occidentale, e un nuovo e avveniristico museo. La sovrintendenza, infatti, è ormai in grado di affrontare da sola le necessarie attività di manutenzione: e a questo fine, a febbraio, è stato deciso dall'ex sovrintendente Maria Rosaria Salvatore uno stanziamento annuale di un milione di fondi ordinari. 
Peccato che oggi quei fondi non ci siano più, perché la gestione rapace di Marcello Fiori ha spazzato via tutto: tutto per il marketing pacchiano a Pompei, niente per la manutenzione programmata a Ercolano. Evidentemente il ministro Bondi, perso tra le sue litanie, non ne è stato informato. 
Source: Ffwebmagazine

1 comment:

Sera Baker said...

An excellent article!

Journalists, archaeologists, Classicists, historians, engineers, etc. are all willing to help in preserve Italian cultural heritage. The Herculaneum Conservation Project should be hailed for the collaborative efforts made between organizations. Even in this time of tragedy we have to pressure the government to look hard at how it is not looking out for the best interests of its archaeological sites with terrible consequences, not just the Scuola collapse but the lack of foresight and planning by the Italian government for adequate funding to just 'PRESERVE' the Vesuvian sites adequately.

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