L’abitazione è riconducibile al tipo di casa ad atrio con impluvio centrale, tablino (10) e cubicula (3 e 4) affacciati sul lato orientale dell’atrio. Nella pars postica vengono realizzati il vano 6 e un piccolo ambiente (14) accessibile attraverso una stretta porta ad arco. Rimangono tracce dell’apparato decorativo parietale e pavimentale di primo Stile. L’edificio era dotato di un piano superiore raggiungibile dall’ambiente 9.
Tra il I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. il complesso è interessato da una serie di cambiamenti che determinano la trasformazione dell’abitazione in pistrinum. La planimetria dell’edificio rimane inalterata, ma negli ambienti già esistenti vengono realizzate nuove strutture collegate al ciclo della panificazione, che ne cambiano la destinazione funzionale. Nell’atrio, l’impluvio viene trasformato in una doppia vasca per il lavaggio del grano, e tre macine vengono poste su una base in muratura, circondata da un pavimento lastricato. L’ambiente 2, una bottega di pertinenza alla precedente domus, diviene il luogo per la lavorazione del pane: l’apertura sulla Via di Nola viene obliterata e all’interno vengono collocate una macchina impastatrice e un banco da lavoro. Il forno viene inserito nell’angolo sud-orientale dell’atrio.
Dopo il terremoto del 62 d.C. l’edificio viene ristrutturato nelle parti danneggiate, localizzate soprattutto nella pars postica. Al momento dell’eruzione del 79 d.C. erano in corso importanti operazioni di restauro di cui un’importante documentazione, come emerso nel corso delle campagne di scavo 2008 e 2009, rimane in particolare per l’ambiente 2.
No comments:
Post a Comment