Pompei, scavi senza pace: sequestrata area a rischio amianto
«C’è amianto sotto i lapilli. Mi dissero di depositare il materiale inquinante nel perimetro interno dell’area archeologica». È la rivelazione choc che un dipendente della soprintendenza, affetto da tumore ai polmoni, ha reso ai carabinieri, nell’ambito dell’inchiesta sulla presenza di amianto negli uffici frequentati dai dipendenti degli Scavi , avviata dalla procura di Torre Annunziata. Ieri il capo della procura Diego Marmo ha disposto il sequestro giudiziario di circa duemila metri quadrati di un’area compresa nel percorso «extra-moenia», a Porta San Paolino, ai piedi dell’edificio di nuova costruzione catalogato come il «mostro» per l’ambiguo designer.
Una passeggiata archeologica accessibile ai turisti, in particolar modo ai diversamente abili. I visitatori, dunque, calpestano ignari terreno «avvelenato».
I carabinieri pompeiani, agli ordini del maggiore Luca Toti e del maresciallo capo Tommaso Canino, nei giorni scorsi avevano effettuato un primo sopralluogo dell’area, ieri sottoposta a sequestro, accompagnati dal dipendente che, con sicurezza e determinazione, aveva indicato loro il luogo preciso dove, nel corso degli anni, gli era stato «ordinato» di seppellire il materiale che, a suo dire, è costituito da eternit. Ad accertare se realmente sotto quel cumulo di terra e lapilli sono state occultate sostanze velenose, sarà la perizia disposta dal capo della procura di Torre Annunziata Diego Marmo.
Sulla questione interviene il segretario della Cisl Antonio Pepe: «Se dovessero ritrovare riscontro i sospetti degli inquirenti, per questa grave disattenzione non faremo sconti a nessuno. Sarebbe una mancanza imperdonabile per le unità operative di protezione e di prevenzione, a cui purtroppo è affidata la salute dei lavoratori, per non aver vigilato sul corretto smaltimento dei rifiuti speciali». L’unica certezza, per adesso, è che purtroppo il 59enne operaio della soprintendenza sta affrontando una dura battaglia per vincere un tumore maligno ai polmoni e che, secondo quanto dichiarato agli inquirenti «la malattia sarebbe stata causata dal respiro delle polveri sottili rilasciate dal materiale che per anni ha trasportato da un luogo all’altro tra gli antichi reperti».
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